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STAGNI TEMPORANEI NEL PARCO: ACQUE IN BUONA SALUTE
NEL PARCO NAZIONALE DELL’ ALTA MURGIA: OASI DI BIODIVERSITÁ OGGETTO DI MONITORAGGIO E RICERCA
Per il secondo anno consecutivo l’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia, con il supporto tecnico scientifico del Laboratorio di Zoogeografia e Fauna del Di.S.Te.B.A. (Università del Salento), ha condotto un progetto di ricerca e di monitoraggio sugli stagni temporanei e sulle loro peculiarità biologiche, avviato nell’inverno del 2012. La cospicua presenza di stagni che seguono l’andamento delle piogge all’interno del Parco pone infatti la necessità di conoscerne le componenti biologiche e di monitorarne lo stato di conservazione.
Lo studio delle comunità biologiche degli stagni, insieme al rilevamento delle variabili ambientali, alle analisi chimico-fisiche, alla ricerca di metalli pesanti e di pesticidi, ha permesso di avere importanti informazioni sullo stato di salute di questi peculiari ecosistemi. I periodici sopralluoghi sul campo, inoltre, hanno offerto un utile servizio integrativo di monitoraggio per identificare e segnalare gli impatti cheminacciano la loro conservazione.
I risultati del progetto sono riportati in un dettagliato report di 150 pagine arricchito di schede identificative di tutti gli stagni indagati, di schede faunistiche e di schede floristiche con le immagini delle specie identificate e la loro distribuzione.
Le schede comprendono:
- 22 stagni indagati in 5 date di sopralluogo;
- oltre 50 specie di invertebrati acquatici fra crostacei, acari e rotiferi (cumulando i dati del 2012);
- 25 specie di piante tipiche di acque stagnanti rilevate in via preliminare in 13 siti.
Nell’ambito di queste indagini, il piccolo crostaceo Neolovenula alluaudi (un copepode calanoide), è stato segnalato per la prima volta in Italia (riscontrato in 8 stagni pugliesi, di cui ben 5 nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia), con una pubblicazione sulla prestigiosa rivista internazionale di limnologia Journal of Limnology.
Lo studio dei siti ha permesso, inoltre, di identificare alcuni habitat acquatici prioritari della direttiva 92/43/CEE, “Stagni Temporanei Mediterranei” (codice habitat 3170*), che nel Parco sono caratterizzati da diffuse e cospicue comunità a Verbena supina e abitate da specie animali e vegetali (anche piuttosto rare) particolarmente evolute a svolgere il proprio ciclo biologico in un ambiente acquatico periodico di breve durata. Gli stagni temporanei con le loro specie tipiche arricchiscono il prezioso patrimonio naturale del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.
Come nella precedente campagna di monitoraggio, il livello di presenza di pesticidi e di concentrazione dei metalli pesanti è risultato notevolmente inferiore ai limiti di legge, indicando una generale assenza di contaminazioni. In alcuni casi i fattori di rischio, insieme alle possibili minacce alla conservazione, sono stati identificati, descritti e discussi nel report suggerendo possibili interventi di recupero e tutela.
Il mancato allagamento di alcuni stagni temporanei rispetto all’annata precedente potrebbe rientrare nella natura effimera di questi ecosistemi ma può rappresentare un campanello d’allarme per la loro conservazione se il fenomeno dovesse reiterarsi per più anni consecutivi. Per tale motivo il monitoraggio, costante nel tempo, continua ad essere un valido strumento utile alla tutela di tutti i siti poiché non solo descrive l’”ecosistema stagno” durante il suo ciclo periodico, ma identifica i segnali d’allarme che l’ecosistema manifesta in seguito ad alterazioni che ne compromettono la conservazione.
Per il secondo anno consecutivo l’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia, con il supporto tecnico scientifico del Laboratorio di Zoogeografia e Fauna del Di.S.Te.B.A. (Università del Salento), ha condotto un progetto di ricerca e di monitoraggio sugli stagni temporanei e sulle loro peculiarità biologiche, avviato nell’inverno del 2012. La cospicua presenza di stagni che seguono l’andamento delle piogge all’interno del Parco pone infatti la necessità di conoscerne le componenti biologiche e di monitorarne lo stato di conservazione.
Lo studio delle comunità biologiche degli stagni, insieme al rilevamento delle variabili ambientali, alle analisi chimico-fisiche, alla ricerca di metalli pesanti e di pesticidi, ha permesso di avere importanti informazioni sullo stato di salute di questi peculiari ecosistemi. I periodici sopralluoghi sul campo, inoltre, hanno offerto un utile servizio integrativo di monitoraggio per identificare e segnalare gli impatti cheminacciano la loro conservazione.
I risultati del progetto sono riportati in un dettagliato report di 150 pagine arricchito di schede identificative di tutti gli stagni indagati, di schede faunistiche e di schede floristiche con le immagini delle specie identificate e la loro distribuzione.
Le schede comprendono:
- 22 stagni indagati in 5 date di sopralluogo;
- oltre 50 specie di invertebrati acquatici fra crostacei, acari e rotiferi (cumulando i dati del 2012);
- 25 specie di piante tipiche di acque stagnanti rilevate in via preliminare in 13 siti.
Nell’ambito di queste indagini, il piccolo crostaceo Neolovenula alluaudi (un copepode calanoide), è stato segnalato per la prima volta in Italia (riscontrato in 8 stagni pugliesi, di cui ben 5 nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia), con una pubblicazione sulla prestigiosa rivista internazionale di limnologia Journal of Limnology.
Lo studio dei siti ha permesso, inoltre, di identificare alcuni habitat acquatici prioritari della direttiva 92/43/CEE, “Stagni Temporanei Mediterranei” (codice habitat 3170*), che nel Parco sono caratterizzati da diffuse e cospicue comunità a Verbena supina e abitate da specie animali e vegetali (anche piuttosto rare) particolarmente evolute a svolgere il proprio ciclo biologico in un ambiente acquatico periodico di breve durata. Gli stagni temporanei con le loro specie tipiche arricchiscono il prezioso patrimonio naturale del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.
Come nella precedente campagna di monitoraggio, il livello di presenza di pesticidi e di concentrazione dei metalli pesanti è risultato notevolmente inferiore ai limiti di legge, indicando una generale assenza di contaminazioni. In alcuni casi i fattori di rischio, insieme alle possibili minacce alla conservazione, sono stati identificati, descritti e discussi nel report suggerendo possibili interventi di recupero e tutela.
Il mancato allagamento di alcuni stagni temporanei rispetto all’annata precedente potrebbe rientrare nella natura effimera di questi ecosistemi ma può rappresentare un campanello d’allarme per la loro conservazione se il fenomeno dovesse reiterarsi per più anni consecutivi. Per tale motivo il monitoraggio, costante nel tempo, continua ad essere un valido strumento utile alla tutela di tutti i siti poiché non solo descrive l’”ecosistema stagno” durante il suo ciclo periodico, ma identifica i segnali d’allarme che l’ecosistema manifesta in seguito ad alterazioni che ne compromettono la conservazione.
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